(Intervista Il Foglio a cura di Marianna Rizzini)
Non sono ancora arrivate, ma dettano forme e parole, le amministrative prossime venture. C’è chi, come il vicepremier e segretario nazionale di Forza Italia Antonio Tajani, vede rosa (“troveremo l’accordo e vinceremo in tutte le regioni”); chi, come il vicesegretario leghista Andrea Crippa, vede grigio (“Meloni non faccia forzature o rischiamo di perdere”), e chi, come la segretaria Pd Elly Schlein, viste le tensioni nel campo largo, concentra lo sforzo dialettico su altro (sanità, futuro duello tv con Giorgia Meloni).
Intanto, di buon mattino (ieri), il leader di Azione Carlo Calenda se n’è uscito con una frase che non è passata inosservata negli opposti schieramenti. In vista delle Regionali, ha detto Calenda al Tg2, “come Azione potremmo appoggiare governatori di centrodestra che mettano al primo posto la sanità – senza mettere chiaramente il nostro simbolo accanto a quello della Lega”.
Nel pronunciare queste parole, il leader di Azione ha poi messo un epitaffio sul suddetto campo largo: “Non ci ho mai creduto, non ci credo e credo che non ci credano nemmeno loro, Pd e M5s”.
Ma che cosa vuole dire, in concreto, “appoggiare“‘ i governatori di centrodestra?
“Per Azione”, dice il capogruppo alla Camera Matteo Richetti, “al momento non ci sono oggi le condizioni per accedere a una o all’altra delle coalizioni in campo: non è ipotizzabile l’adesione a un centrodestra che di liberale non ha nulla né al cosiddetto campo largo a sinistra, dove tutto è green e tutto è bello.
Azione in questo momento valuta caso per caso situazione e profilo dei candidati: in Abruzzo abbiamo quindi sposato la proposta unitaria per l’alternativa a Marco Marsilio, ma in Sardegna ci pare che Pd e M5s abbiano regolato la questione con il pallottoliere, guardando agli equilibri nazionali. Sosteniamo quindi Renato Soru per le sue attestate capacità di buongoverno”
In Piemonte, “senza entrare in un’alleanza”, Azione, dice Richetti, “ha scelto di dialogare con il presidente uscente Alberto Cirio, sostenuto dal centrodestra, “qualificando su alcuni punti chiave il proprio sostegno – soprattutto la sanità che per noi è fondamentale e poi Pnrr, sviluppo – e chiedendosi chi fosse il candidato più idoneo a dare una mano al Piemonte. Pd e M5s, in quella stessa regione, stanno ancora discutendo sul tema: ‘A chi spetta la candidatura a perdere?'”.
Preannunciare l’appoggio a questo o a quell’uomo, anche di centrodestra, “vuol dire quindi ribadire l’obiettivo di Azione di rompere lo schema bipolare e l’ostinazione attorno al medesimo, ben visibile a proposito del dibattito televisivo Schlein-Meloni, un dibattito che vedrebbe opporsi due leader di partito che hanno in totale la metà dei voti.
Noi ci rifiutiamo di ragionare su schemi pregiudiziali: sulle armi all’Ucraina abbiamo sostenuto il governo, al contrario che sul Mes, tema su cui ci siamo battuti contro il governo. E sulla sanità, tema dirimente per Azione, guardiamo come si pongono i vari candidati rispetto ad alcuni, argomenti chiave, dalle liste d’attesa al bilancio locale”.
All’orizzonte ci sono anche le Europee, croce e delizia per il Terzo Polo che non ha ha visto la luce nel modo in cui si pensava, visto il divorzio Renzi-Calenda.
“La nostra road map verso le Europee è chiara”, dice Richetti: “Puntiamo a presentare una lista che veda la compresenza di Azione, di Per, di Più Europa, di Volt e di tutte le formazioni socialiste e liberali che si riconoscano della scelta di aderire all’Alde. Se la lista andrà bene, quello sarà il nucleo da cui partire per costruire l’alternativa al centrodestra e ai populismi”.
Sta parlando al Pa del campo largo o a Matteo Renzi, Richetti?
“Al Pd chiedo: preferite, a proposito di campo largo, consegnare una polizza decennale al governo di centrodestra? E a Renzi…se corteggi la Moratti la chiami Centro, se corteggi la Bonino la chiami ‘Stati d’Europa. Insomma…Dopodiché Renzi è un ottimo imprenditore, lo dicono i numeri”.