Matteo Richetti: «Mi candido a guidare il Pd. Riparto dai giovani, oggi non ci filano»

«Renzi? Spero che in tanti si uniscano». «Dobbiamo recuperare passione e credibilità e solo una nuova classe dirigente può provarci»

Richetti si candida alla segreteria del Pd?
«Ci candidiamo alla guida di questo partito e uso il plurale perché è una scelta che abbiamo fatto dopo mesi di lavoro sul territorio, con un movimento di idee e di persone che attorno ad Harambee ha aggregato storie e progetti diversi e che ora è al servizio del rilancio del Pd. Perché io, al contrario di quello che leggo, sono convinto che ci sia un futuro per questo partito. Ma dobbiamo recuperare passione e credibilità e solo una nuova classe dirigente può provarci».

Si candida contro Zingaretti?
«Io sono uno di quelli che le piazze le ascolta davvero. Piazza del Popolo ha urlato “unità”e da me troverà grande soddisfazione perché non solo farò una campagna elettorale in cui l’elemento del litigio sarà assente, ma andrò anche ad ascoltare che cosa hanno da dire gli altri candidati. Dunque avrò profondo rispetto verso tutti. Bisogna riportare le primarie del Pd a quello che sono: un confronto tra progetti e leadership ma con l’impegno a sostenere insieme chi vince».

Ha parlato con Renzi e Delrio?
«Sanno entrambi del lavoro che sto facendo e del progetto che sto costruendo. Io annuncio una candidatura, e questo è un punto di partenza. Spero che in tanti si aggiungano, tra cui i nomi che lei ha fatto, ma se c’è una cosa che mi ha sempre visto in sintonia con Renzi è che quando ci si mette in gioco lo si fa senza chiedere il permesso. Il tempo della tattica è finito».

Chi saranno i suoi interlocutori?
«In prima istanza guardiamo alle nuove generazioni. Non ha senso ora un partito che prova a parlare a tutti contemporaneamente, mettendo tutti sullo stesso piano, oggi l’emergenza è rappresentata dalle nuove generazioni».

Che però non guardano al Pd.
«È vero, credo che le nuove generazioni non si stiano filando il Pd di oggi. Tant’è vero che la parola d’ordine che guiderà tutta la mia campagna elettorale sarà “Diversamente”. Perché sono convinto che si debba fare politica diversamente, fare il partito diversamente e parlare diversamente. Questo ti rimette in sintonia con una generazione che non si fida più perché si sente una cosa dimenticata. Per esempio, oggi la forma di sfruttamento che tutti fanno finta di non vedere sono gli stage delle multinazionali che prendono per otto mesi i giovani senza pagarli. Possono fare tutti i finti decreti dignità che Di Maio si inventa ma se non si mette mano concretamente a questi problemi allora il Pd non se lo fileranno mai più. I giovani fanno i conti ogni giorno con il lavoro nero: devono pagare di tasca loro la benzina, il pranzo e la cena mentre fanno praticantato da un avvocato o da un commercialista. E lo Stato cosa gli da? Nulla. Però si preoccupa di trovare 700 euro per chi se ne sta con le mani in mano».

Una proposta concreta.
«Il riconoscimento economico a tutti i tipi di formazione, siano essi stage, tirocini o praticantati».

Un’altra proposta, non solo per le nuove generazioni?
«La partecipazione dei lavoratori agli utili di impresa, una battaglia su cui il Pd è in ritardo».

Una proposta per rinnovare il suo partito? 
«Oggi purtroppo è più facile scappare dal Pd che entrarci. E allora io proporrò che tutti i processi di selezione della classe dirigente siano aperti: primarie dall’ultimo circolo all’ultimo municipio. Sono stanco di girare l’Italia e vedere i notabili che si fanno i pacchetti di tessere e poi decidono della vita del partito».

 

Fonte: CORRIERE DELLA SERA