Il Governo, Ministro Giorgetti, Ministro Tajani, è evidente che c’è una necessità che sta dentro alla costruzione di uno slogan: “il Primo maggio si lavora per il lavoro”.
Ma questo è l’atteggiamento che deve cambiare. No, nessuno gioisce, collega Lupi quando non si approva uno strumento necessario per dare risposte al Paese. Anzi, mi viene da piangere, non da gioire. Ma quello è un onere della Maggioranza e tra l’altro non ci stiamo rendendo conto anche dagli interventi in quest’Aula: “open to meraviglia”, la sostituzione etnica, i numeri che mancano, ieri la notizia che la Maggioranza che non è stata in grado di fare la Maggioranza ha coperto la notizia del dell’armocromista della Segretaria del PD, ma vogliamo tornare a portare in quest’Aula i temi che stanno sulla pelle degli italiani?
Il Ministro Giorgetti ora è uscito dall’Aula, credo anche per accertarsi delle condizioni del collega, ma è stato il Ministro che nel governo Draghi ha superato il sistema delle detrazioni su figli e familiari, ha dato vita, insieme alla ministra Bonetti, ad uno dei provvedimenti più importanti della scorsa Legislatura, il Family Act. In questo DEF si dice che si vuole attuare il Family Act, che si vuole dare corso a quei decreti attuativi perché l’unico decreto attuativo che è stato fatto, è stato fatto dal Governo Draghi, in quattro mesi, sull’assegno unico.
Sapete quali mancano ancora? Mancano ancora i decreti relativi all’implementazione dei servizi educativi, al sostegno economico alle famiglie per le spese di crescita e cura dei figli. Sono queste le cose, Ministro Giorgetti, che chiedono le famiglie. Non le detrazioni o una tantum che lei, dal Ministro del precedente Governo ha contribuito a superare. Chiedono incentivi alle imprese per il welfare e la contrattazione di secondo livello, chiedono una riforma dei congedi parentali, chiedono incentivi significativi al lavoro femminile, politiche di sostegno per la casa, per la formazione.
La sanità, Ministro. Perché oltre allo spettacolo indecoroso sul MES che alla fine andremo a ratificare, l’Europa non si interroga rispetto alle parole di una volta di La Russa, una volta di Delmastro, una volta di Piantedosi, si interroga sul perché siamo l’unico Paese che ancora non consente agli altri di dotarsi di uno strumento. Non di accedere. Uno strumento di riparo per il nostro sistema economico finanziario oppure quello pubblico. Avete ironizzato sul MES sanitario, oggi in questo test non c’è una risposta sufficiente sul tema della sanità e io non sto attaccando questo Governo. Perché è da sciocchi pensare che in sei mesi si producono i problemi che oggi vengono al pettine, però le regioni sono in una situazione finanziaria che non reggeranno, e lo sappiamo tanto la Maggioranza, tanto l’Opposizione.
E io non gioisco di questa situazione, sappiamo che i giovani medici stanno scappando dalla sanità pubblica, sappiamo i tempi delle liste d’attesa, sappiamo la carenza di medici ai Pronto Soccorso perché le condizioni sono inaccettabili. E allora che facciamo? Ci rinfacciamo la responsabilità adesso che governa la destra? No, è tutto colpa vostra che c’eravate prima? Che facciamo? Oppure cominciamo a rendere adeguati gli strumenti?
E allora, Ministro, serve un DEF, siccome lei, quando era giovane e io più giovane insieme a lei, il DEF si chiamava DPEF ovvero Documento di Programmazione Economica e Finanziaria, serve un DEF che faccia programmazione, perché in questo DEF la programmazione non c’è.
Perché, mentre utilizzate i prossimi tre miliardi sul 2023 a ridurre un po’ il cuneo fiscale, quindici euro per i lavoratori che ne usufruiranno, quando saremo alla fine dell’anno, i tre miliardi sui sei mesi se li vogliamo confermare diventano sei, che si aggiungono ai cinque del governo Draghi, che il Governo Meloni ha riconfermato, e siamo a undici, che si aggiungono alla necessità di rinnovare i contratti nel pubblico impiego che l’inflazione si sta mangiando. E altri otto, nove miliardi, che si aggiungono alle spese obbligatorie, pagina 81 del DEF, non avete previsto le missioni internazionali. E siamo a venticinque miliardi, dov’è la programmazione?
Questa è autocompilazione della spesa. E allora invece che stare all’altezza degli slogan, serve la crescita, aumentare la produttività, ma ci stiamo prendendo degli obiettivi che negli ultimi cinquant’anni non abbiamo mai raggiunto. Come si aumenta la produttività?
Siamo venuti ad un incontro con la Presidente Meloni, presente il Ministro Giorgetti, prima della Legge di Bilancio, vi abbiamo proposto con i soldi del PNRR, unico elemento di discussione è: li spenderemo tutti o non li spenderemo tutti?
Noi abbiamo fatto uno sforzo perché proviamo a fare quell’Opposizione che ne gioisce ne piange, ne commenta, ne fa le battutine, ma che prova a dare un suggerimento. Perché quando perdi le elezioni non devi governare, ma non è che ti disinteressi del Paese, e vi abbiamo detto, ma quali erano gli obiettivi del Next Generation EU? Erano recuperare quei gap, occupazione femminile, occupazione giovanile, funzionamento della Giustizia, funzionamento della Pubblica Amministrazione, per i quali il nostro Paese, avendo gap molto significativi, cioè per dirla che anche Rampelli apprezzi, un ritardo rispetto agli altri Paesi, questo è il gap, ha avuto più risorse degli altri, ma cosa aspettiamo a rimontare Industria 4.0?
Su quegli investimenti fatti dalle imprese private in termini di transizione ecologica e digitale, a quelle imprese, riconoscendogli una premialità se danno occupazione femminile giovanile, non è difficile. E se la risposta del Governo è “però bella idea, interessante, ci lavoreremo”, a dicembre, e ad aprile nel DEF non c’è traccia, c’è un problema. Vuol dire che vi interessa il Primo maggio dire, mio slogan, “al lavoro per il lavoro”, quindici euro al mese, che non banalizzo perché quando i redditi sono bassi anche quindici euro fanno differenza, ma l’altezza della sfida, cioè le riforme, il cambiamento strutturale, questa roba qua non c’è.
E allora io concludo Presidente, perché poi in queste fasi concitate forse mi sono anche un po’ perso, c’è un punto molto semplice: o da questo incidente, lo chiamo incidente, perché credo anch’io che non ci sia un problema, da come li vedo non c’è una crisi politica in atto, non c’è un’azione di sfiducia sul Governo, c’è un incidente che le parole del Ministro Giorgetti fotografano molto bene: “non si rendono conto”. Ecco, quando si rivendica ogni giorno di essere un Governo politico, che finalmente c’è un Governo politico, che finalmente è scelto dal popolo, la consapevolezza, il rendersi conto, è prerequisito di essere un’opzione politica all’altezza delle sfide che il nostro Paese ha davanti.