Azione ha espresso le sue perplessità rispetto all’atteggiamento della Presidente del Consiglio Meloni. Perché, troppo spesso, ci troviamo di fronte a una Presidente che utilizza un tono pacato, equilibrato e, per molti aspetti, condivisibile, specialmente in relazione all’approccio del nostro Paese sulla politica estera. Tuttavia, quel tono viene sistematicamente sostituito da una retorica aggressiva, come quella vista sul palco di Atreju e riproposta in Aula nelle sue repliche.
Questo modo di comunicare non giova né al Parlamento né al Paese, tanto più in un momento così delicato.
La sanità: un settore sotto finanziato
Sul tema della sanità, non possiamo ignorare la discrepanza tra quanto dichiarato dalla Presidente del Consiglio e la realtà percepita dai cittadini. Si parla di cifre record stanziate per il settore sanitario, ma i numeri raccontano un’altra storia: le risorse non bastano a coprire i fabbisogni attuali. Crediamo che la verità stia nel fatto che, se ragioniamo rispetto ai fabbisogni della sanità, nei 4 anni che hanno preceduto l’attuale Governo, con l’inflazione addirittura a volte pari a zero, a volte in negativo, la sanità, come tutte le imprese di questo Paese, richiedeva 4,2 miliardi di risorse per mantenere i livelli com’erano. Durante questi 3 anni, a causa di un’inflazione non causata da questo Governo, la sanità necessita di 19 miliardi per mantenere gli stessi livelli.
Cosa succede? Nei 4 anni precedenti hanno risposto a quel fabbisogno di 4,2 miliardi con 11 miliardi, mentre oggi rispondiamo con 10. Questo è il problema.
Per cui, come dice il libro di Paolo Sorrentino “Hanno tutti ragione”, la Meloni ha ragione nel dire che ha stanziato quelle risorse, ma è come il lavoratore che riceve un aumento di 100 euro mentre il costo del suo carrello della spesa aumenta di 200.
Automotive: una crisi che non può aspettare
Sul fronte dell’automotive, non possiamo accettare che uno dei settori manifatturieri più strategici per il Paese venga lasciato in difficoltà. I tagli al Fondo Draghi sull’automotive superano i 2 miliardi di euro in tre anni, con una tardiva e parziale reintegrazione di appena 200 milioni per il 2026. La verità è che questo settore non arriverà al 2026 senza interventi significativi e immediati.
Lavoro: quantità vs qualità
Per quanto riguarda l’occupazione, è vero che i posti di lavoro sono aumentati, ma dobbiamo anche parlare della qualità di quei posti di lavoro. Tra quei numeri ci sono tanti giovani, che a Milano lavorano 14 ore al giorno per 500 euro al mese, in una città dove un affitto costa almeno 1.200 euro.
Ecco perché, con spirito costruttivo, avevamo proposto la creazione di un tavolo sul salario minimo, perché è un tema che merita risposte concrete.
Ucraina, Difesa Comune e Investimenti per l’Europa
In politica estera, invece, condividiamo la posizione del Governo sul sostegno all’Ucraina e sull’adozione di ulteriori pacchetti di sanzioni.
Tuttavia, ci sono alcune questioni oggetto anche di richiesta di riformulazione. Nella nostra risoluzione ci hanno fatto cancellare il punto sul quale diciamo che il rapporto con gli Stati Uniti è fondamentale nella creazione di un accordo di pace giusto, perché, da come si chiuderà quel conflitto dipenderà moltissimo il futuro dell’Europa e di quei Paesi – Georgia, Moldavia e Romania -, che stanno cambiando atteggiamento, ma non perché d’improvviso diventano tutti filo – putiniani; stanno cambiando atteggiamento, perché preoccupati dell’evoluzione di chi, in prossimità del confine russo – anche loro, tanto il Sud dell’Ossezia, come il Donbass, vivono situazioni di occupazione -, ovviamente, non ci stanno a essere lasciati soli in quel contenzioso.
Farci togliere quelle parole, farci togliere il riferimento alla Federazione Russa, siamo convinti che sia necessità di quell’equilibrio che deve tenere in una eterogeneità di Governo che a noi non fa piacere.
Non è necessario ribadire che la nostra posizione sull’Ucraina sia condivisa da tutta questa maggioranza. Questo è il problema, ed è proprio il motivo per cui, anche sul tema della difesa comune, ci hanno chiesto di eliminare ogni riferimento. Siamo consapevoli che un esercito comune non è una possibilità realizzabile a breve termine, ma se non andiamo oltre questa questione, come indicato nel dossier Draghi, rischiamo di perdere un elemento fondamentale.
Occorre, infatti, spostare il dibattito su una serie di grandi funzioni che includano investimenti, sicurezza, politiche industriali e anche una maggiore omogeneità delle politiche fiscali, per evitare fenomeni di concorrenza sleale a livello europeo.
L’indicazione di quegli 800 miliardi di investimento che Draghi fa, è un’indicazione fondamentale per garantire all’Europa una prospettiva.
Medio-Oriente: urgenza di un’iniziativa di pace europea
Sul Medio-Oriente, ribadiamo l’urgenza di un’iniziativa di pace europea. La soluzione dei due popoli in due Stati non può rimanere solo un principio: deve diventare una realtà praticabile. Serve un’iniziativa di pace europea, serve che questo Consiglio europeo non si riduca solo all’individuazione di una posizione condivisa, ma abbia la capacità di mettere a fuoco un’azione condivisa, e il Governo è stato puntuale nel riferire al Parlamento l’escalation: abbiamo avuto il Libano, le agenzie dicono a poche ore lo Yemen, abbiamo avuto gli accadimenti in Siria, quella parte del mondo non trova un equilibrio e un’autonomia senza una conclusione forte di pace.
Migranti: un approccio inefficace
Sul tema migranti, non possiamo non rilevare come l’operazione con l’Albania stia fallendo nel contrastare il traffico di esseri umani.
Concludendo, crediamo che il Governo debba impegnarsi in un confronto più serio e costruttivo con l’opposizione su questioni di interesse nazionale, adottando un approccio meno propagandistico e più orientato alle reali necessità del Paese.
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