Prendere subito il MES. Serve per il nostro sistema sanitario!
Il testo della risoluzione al Senato di Emma Bonino
Il Senato della Repubblica,
udite le comunicazioni del Presidente del Consiglio dei ministri sulla riunione del Consiglio europeo straordinario dei prossimi 17-18 luglio 2020;
premesso che:
la trattativa sul Recovery Fund ha portato a una proposta da parte della Commissione europea, che implica una piena assunzione di responsabilità nel governo della crisi economica legata alla pandemia e configura una risposta obiettivamente eccezionale, sia per la quantità, sia per la modalità di impiego delle risorse che verrebbero mobilitate;
il Next generation EU prospetta una pluralità di strumenti e obiettivi di intervento, ma in ogni caso i fondi stanziati, sia in forma di credito che di contributo, non saranno disponibili prima della fine del 2020 o l’inizio del 2021;
l’istituzione di una linea di credito speciale già operativa, il Pandemic Crisis Support (PCS), nell’ambito del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), costituisce uno degli strumenti messi a disposizione dalle istituzioni dell’Ue per rispondere agli effetti della pandemia del COVID-19;
in particolare, questo strumento è destinato a finanziare negli stati membri interventi finalizzati alla prevenzione, al contenimento e al contrasto dell’emergenza COVID-19, di rilievo
direttamente e indirettamente sanitario; in questo senso, il ricorso a questo strumento è giustificato in primo luogo per l’adeguamento del Servizio sanitario nazionale, ma anche per
interventi in altri ambiti (sistema produttivo, servizi pubblici, scuola e università), per rendere le attività sociali e economiche pandemic compliant;
come ha confermato la Banca d’Italia, se dovesse utilizzare per intero la linea di credito del MES, che ha interessi prossimi allo zero, l’Italia risparmierebbe circa 500 milioni all’anno per dieci anni, rispetto al costo delle emissioni agli attuali tassi di mercato;
l’accesso alla linea di credito del Pandemic Crisis Support non comporta alcuna condizionalità macroeconomica, né il ricorso al meccanismo di sorveglianza rafforzata dei conti pubblici da parte del MES;
il Covid-19 ha rivelato la strutturale fragilità del servizio sanitario nazionale nel fronteggiare rischi collettivi legati a malattie infettive e emergenze epidemiche e ha dimostrato la necessità di un ribilanciamento tra servizi di prevenzione, assistenza territoriale e cura ospedaliera e rivelato l’esigenza di un diverso modello di coordinamento, più efficiente e flessibile, nella risposta agli allarmi e alle crisi sanitarie;
l’ammodernamento del sistema sanitario implica una pluralità di interventi sulle seguenti linee di attività:
• l’adeguamento della rete ospedaliera nazionale e delle altre strutture di degenza, a partire dalle residenze sanitarie;
• il potenziamento dei servizi e dei presidi territoriali, delle strutture di prossimità, della rete di diagnostica e medicina domiciliare, con la creazione di un sistema, oggi sostanzialmente assente, di telemedicina e di teleassistenza;
• la modernizzazione delle dotazioni tecnologiche e strumentali e dei servizi diagnostici al servizio delle esigenze di cura e di monitoraggio e sorveglianza sanitaria;
• il coordinamento tra reti nazionali, regionali e territoriali e la realizzazione di soluzioni di interoperabilità tra basi di dati diverse, sia per la gestione integrata delle crisi e degli
interventi (sanitari e non sanitari), sia per l’elaborazione di modelli di analisi e di localizzazione dei fattori di rischio.
a seguito dell’emergenza Covid si è accumulato inoltre un preoccupante ritardo nelle prestazioni di prevenzione, diagnosi e cura per patologie non Covid, con centinaia di migliaia di controlli e interventi chirurgici rinviati, da recuperare molto rapidamente per scongiurare un ulteriore incremento della morbilità e mortalità della popolazione;
poiché le risorse che l’Italia può impiegare per la modernizzazione del servizio sanitario nazionale in questa fase implicano in ogni caso il ricorso all’indebitamento, è ragionevole, sia per ragioni finanziarie che politiche, ricorrere a quelli di un’istituzione – il MES – di cui l’Italia è parte e partecipa attivamente alla governance;
tra gli ambiti più esposti ai rischi pandemici e più sensibili dal punto di vista sociale vi è inoltre il sistema dell’istruzione – scuole e università – che è quello che ha subito in Italia gli effetti del lockdown più pesanti;
in ogni caso, anche alcune spese legate alla pandemic compliance dei plessi scolastici e degli atenei, sia per la prevenzione del contagio, sia per la prosecuzione delle attività da remoto in caso di nuova emergenza, sarebbero finanziabili attraverso il Pandemic Crisis Support (PCS): da interventi di edilizia scolastica e di manutenzione degli edifici, agli interventi di adeguamento igienicosanitario delle aule, dei locali e delle attrezzature, alle dotazioni tecnologiche e digitali per la didattica a distanza;
il ricorso sollecito da parte del nostro paese alle linee di credito definite in sede europea nell’ambito di una risposta straordinaria all’emergenza Covid-19 a favore dei paesi più colpiti,
compresa quella del MES, renderebbe più credibile la spinta negoziale dell’Italia affinché le risorse del Recovery Fund previste nella proposta della Commissione vengano eventualmente incrementate e comunque non decurtate o limitate nei termini di utilizzo in sede di Consiglio europeo;
impegna il Governo ad avanzare richiesta di accesso alla linea di credito del Pandemic Crisis Support (PCS), nell’ambito del Meccanismo Europeo di Stabilità (MES), per il finanziamento della modernizzazione del sistema sanitario, per le spese ammissibili relative al sistema dell’istruzione e per interventi in altri settori di attività compatibili con la natura e la finalità dello strumento.
Emma Bonino
Matteo Richetti
Riccardo Nencini
Gregorio De Falco