Il cambiamento climatico è reale, ma oltre che parlarne per trovare una giustificazione ad un disastro irreversibile il nostro Paese fa ben poco.
Soprattutto sul piano dell’acquisizione delle competenze.
La conferma di “essere in Azione” dalla parte giusta, ovvero di chi chiede a gran voce di lavorare ad un mix energetico che non demonizzi ma che, al contrario, parta da una maggiore diffusione dell’energia nucleare, meno inquinante perché non emette CO2, ha un basso “consumo” del suolo, e produce poche scorie, viene proprio da quel mondo dei giovani espressione, in passato – come me del resto – della contrarietà al nucleare.
E’ successo a Pavia quando sono stati proprio i ragazzi di Azione Under 30 a chiedere di discutere di nucleare, e di costruire qualcosa insieme.
Discutere è la parola chiave dalla quale partire per una sana ricerca sulle modalità.
Non siamo stelle fisse o, almeno, io non ambisco ad esserlo, perché sarebbe oltremodo penalizzante per non dire drammatico continuare a “malintendere” la sostenibilità con la conservazione.
Discutere, lo ricordo sempre a me per primo, non ha sempre quell’accezione negativa che ha contribuito ad alimentare la politica, al contrario è una parola latina che significa “scuotere”, agitare le coscienze cercando di “setacciare” le negatività e lavorare sulle opportunità che si possono creare attorno alle positività che restano.
Credo sia esattamente quello che stiamo cercando di fare come Azione sul tema dell’energia nucleare e che ben si esplicita nella mozione presentata alla Camera il 17 marzo scorso, convinti che un mix di fonti rinnovabili e nucleare è l’unica strada per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, data per cui l’Italia si è impegnata, come tanti altri paesi, a raggiungere la neutralità climatica (“Net Zero”).
Mi piace pensare che preferiamo illuminare le lampadine, ma quelle che di solito vengono utilizzate come icona per raffigurare un’idea e che, di conseguenza, hanno come energia la voglia di approfondire le conoscenze per poi mettere in campo le competenze, piuttosto che continuare ad accusare un capo politico o un oligarca o una potenza mondiale per il rincaro dei costi dell’energia o, peggio, per una situazione ambientale sull’orlo – se non al di là – di un collasso.
Sono contrario per estrazione, istruzione ed educazione al “no a tutto”, preferisco dubitare e studiare alternative che siano improntati al fare e non all’immobilismo adornato da slogan.
E’ certificato che l’energia nucleare è a bassissimo impatto ambientale e priva di rischi significativi, e che le centrali nucleari emettono, nel ciclo di vita, una quantità di anidride carbonica per KWh generato analoga a quella dell’eolico e meno della metà del fotovoltaico; non solo il nucleare è idoneo, ma è anche la tecnologia più efficace alla decarbonizzazione, e per avere riscontro di ciò basta leggere i dati sull’abbattimento della produzione di energia elettrica da fonti fossili dei Paesi che hanno scelto la strada del Nucleare.
Con altrettanta obiettività ho contezza della criticità che hanno determinato la crisi del nucleare registrata in Europa e negli Stati Uniti, risultato di scelte di policy che vanno corrette, a partire dalla sostituzione degli oltre 100 reattori oggi in servizio nell’UE.
Con la mozione presentata abbiamo impegnato l’attuale Governo a:
- adottare iniziative volte a procedere celermente alla localizzazione e realizzazione del deposito nazionale per i rifiuti radioattivi, al fine di consentire lo smaltimento in totale sicurezza ;
- adottare ogni iniziativa di carattere legislativo e normativo per favorire la diffusione nel nostro Paese di tutte le tecnologie a bassissima emissione di CO2 incluse nella tassonomia europea, valorizzando le caratteristiche di ciascuna, inclusi reattori a fissione della migliore tecnologia disponibile, ovvero la terza generazione evoluta e successivamente ogni ulteriore sviluppo;
- favorire campagne di informazione pubblica sulle diverse fonti e tecnologie energetiche disponibili per conseguire gli obiettivi di lungo termine di azzeramento delle emissioni di gas serra, basate unicamente sulle evidenze scientifiche, al fine di promuovere una maggiore consapevolezza sugli oggettivi limiti e vantaggi di ciascuna di esse, liberandole tutte da ogni pregiudizio di parte;
- adottare iniziative per sostenere la ricerca tecnologica sui reattori a fissione nucleare innovativi – inclusi i cosiddetti small modular reactor (reattori modulari di piccole dimensioni) e quelli a neutroni veloci che consentono un miglior utilizzo dell’Uranio – e sulla fusione nucleare, ampliando l’offerta formativa nelle università italiane e incrementandone l’attrattività anche per ricercatori e docenti stranieri;
- aderire alla cosiddetta «Alleanza per il nucleare», già sottoscritta da altri 12 Paesi europei con l’obiettivo di sostenere a livello comunitario, sia sotto il punto di vista industriale che sotto quello regolatorio, il ruolo fondamentale del nucleare nella transizione ecologica verso gli obiettivi di neutralità climatica.
Per raggiungere l’obiettivo del “Net Zero” dovremmo ridurre le emissioni in misura del 6% l’anno fino al 2050, mentre negli ultimi 30 anni lo abbiamo fatto in misura dell’1% l’anno.
Fare qualcosa di extra ordinario è diventato necessario, per il futuro del mondo che abitiamo, talvolta indegnamente.