Ministro Crosetto grazie, non solo per l’informativa, ma anche per il tono, la postura con cui l’ha resa, e anche la disponibilità ad allargare la sua riflessione, non solo al resoconto del vertice di Washington, ma alla situazione che l’Italia e il mondo sta attraversando.
Questa discussione dovrebbe avere due grandi direttrici: una legata al ruolo della NATO dopo 75 anni dalla sua costruzione e l’altra come la NATO impatta sui molteplici, purtroppo troppi, scenari di crisi del mondo. E io credo che in realtà queste due discussioni non siano scindibili, perché le parole dei miei colleghi che portano a dare una lettura con una equazione che – chiedo scusa al collega per la semplificazione: Nato, strumenti militari e quindi strumenti che producono guerra – che è fuori da ciò che accade nella realtà.
Il vertice di Washington, prima di essere segnato da ogni documento, è stato segnato dal più grande attacco al più importante ospedale pediatrico in Ucraina, producendo decine e decine di morti. Fuori da ogni tipo di strumentalizzazione di una cosa così grave, io penso che ogni strumento di difesa verso gli attacchi russi che non così raramente sono rivolti a obiettivi civili, sia un punto che gli Stati che fanno parte della NATO e dell’Unione europea devono tenere con forza.
Io su questo punto ci voglio stare: è inutile che continuiamo a raccontare l’idea del 2% delle spese militari come un 2% che produce conflitto. Perché nessuno vuole la guerra, tutti vogliono la sicurezza, e quel 2% cosa produce? Io rimpiango di non aver potuto offrire alla popolazione Ucraina tutti gli strumenti per impedire ogni forma di attacco, perché l’attacco che sta subendo l’Ucraina non è un attacco evitabile in un documento. Allora questo è il primo punto.
E io sono tra quelli, condividendo una cultura democratica con tanti colleghi con i quali ho fatto pezzi di strada insieme, chissà cosa ci riserva il futuro, che quando vede bruciare una bandiera della NATO vede bruciare una bandiera della pace. Perché se voi, io so che qualcuno scuota la testa, ma se voi aveste il privilegio che questa Assemblea mi ha dato di sedere nell’Assemblea parlamentare della NATO, dove siedono colleghi di tutti i nostri gruppi, e se aveste avuto il privilegio, nell’occasione che il Presidente Cesa ha creato qualche settimana fa la base di Napoli, di vedere plasticamente tutti i punti di intervento NATO nel mondo, non c’è uno scenario di guerra, c’è solo scenario di pace, deterrenza.
Tirate via la NATO dai Balcani, tirate via la Nato dal Nord Africa, tirate via la NATO dal dall’Asia. E che accade? Fuori dalla NATO vuol dire fuori da uno strumento di deterrenza rispetto al conflitto. E’ uno scenario sufficiente punto di approdo? Io penso di no, penso anche che il Ministro oggi, e di questo lo voglio ringraziare perché ho trovato un uomo di Stato prima che un uomo di una parte politica, ha posto anche elementi che aprono a una discussione che riguarda la prospettiva della NATO. Perché va bene l’alleanza di Stati che garantiscono democrazia, difesa e pace ma c’è un tema di condivisione delle strategie. Perché se un membro della NATO, e la Turchia lo è, si propone di invadere Israele, c’è una questione rispetto a paesi che aderiscono alla medesima Alleanza.
Così come la NATO deve porsi la questione di essere soggetto di relazione internazionale, e le parole del portavoce del ministro degli Esteri cinesi sono parole preoccupanti: “la NATO non è un residuo della Seconda guerra mondiale”.
Allora questo è secondo me un fronte che questo Parlamento e la sua delegazione in seno alla NATO, in rapporto col ministro della Difesa, devono porre. Io non mi iscrivo a quelli che devono fare il bilancio delle cose positive o delle cose negative di quel Vertice. Credo che ci siano molte questioni care a tutta l’Italia – il tema del fianco sud, il tema del sostegno alla causa Ucraina, qualche passo in avanti che è avvenuto dopo il G7 circa la questione del congelamento dei beni russi, destinato e incastrato alla causa della ricostruzione Ucraina – ma bisogna assolutamente aumentare la dimensione strategica della NATO.
Poi voglio concludere, con ciò che ha posto in chiusura della sua relazione e che condivido totalmente. Ha posto dai primi giorni della crisi in Medioriente la questione dei nostri soldati dentro la missione UNIFIL oggi pone, e fa bene a farlo, alla Unione europea la questione del ruolo di quel contingente. Fatemi anche dire che, le nostre donne e i nostri uomini in qualunque fronte impegnati sono un motivo di orgoglio che devono avere il sostegno incondizionato di questo Parlamento, e ha ragione il ministro a porsi il fatto che chi garantisce sicurezza lo deve fare in condizioni di sicurezza.
Ministro, per fare tutte queste cose non le posso non riservare una piccola nota critica: questo governo deve preoccuparsi di avere quell’autorevolezza che in questi giorni anche nel consesso europeo ho avuto il timore che potesse venire meno. Non mi infilo nessuna forma di polemica perché discutere della sua informativa significa discutere di come garantire sicurezza al mondo. Ma per fare questo l’Italia deve avere sì schiena dritta ma anche grande credibilità.