C’è una quotidianità che questo Parlamento non può ignorare: i tassi si alzano, l’inflazione galoppa e chi è povero è sempre più povero. Di per sé sarebbero già condizioni necessarie e sufficienti per intervenire a sostegno dei salari bassi, tanto più che noi come Azione abbiamo presentato una proposta di legge insieme alle altre opposizioni.
Il salario minimo come una garanzia minima che contrasti ogni tipo di sfruttamento in fase di contrattazione per 3,5 milioni di persone che lavorano per meno di 9€ all’ora. Siamo l’unico Paese del G7 che non assicura ai propri cittadini una soglia retributiva dignitosa. A chi sostiene che “le urgenze per i cittadini sono bel altre” rispondiamo così: come si assicura una vita dignitosa a chi guadagna 640€ al mese?
L’Ocse, inoltre, sottolinea che, mentre in Germania e in Francia aumentavano rispettivamente del 33% e del 31%, l’Italia è l’unico paese europeo in cui la media degli stipendi è diminuita del 2,9% negli ultimi trent’anni. In Italia, inoltre, 4,6 milioni di lavoratori guadagnano meno di 9 euro all’ora – in particolare nei settori della logistica, della ristorazione, del turismo e della cura. Il rapporto Oxfam sul lavoro povero ha dato un’immagine inclemente delle condizioni di lavoro in questi settori, mostrando come l’incidenza dei lavoratori con basse retribuzioni sia in continua crescita.
Gli unici paesi europei che non hanno introdotto il salario minimo sono Italia, Austria, Finlandia e Svezia. Ma in questi ultimi tre paesi i salari sono cresciuti e solo una piccola percentuale di lavoratori non gode di contratti collettivi. In Italia, invece, l’Ocse calcola che dal 1990 al 2020 il salario medio di un lavoratore è sceso del 2,9%. Inoltre nel 2020 la percentuale di lavoratori privi di contratti collettivi era di oltre il 55%. Nello stesso periodo in Francia e Germania i salari medi sono cresciuti di più del 30%.
La proposta avrà un impatto su circa 3,5 milioni di lavoratori, di cui in larga parte donne e giovani. L’urgenza dell’introduzione di un salario minimo è anche motivata dalle dinamiche legate all’inflazione. Come sottolineato dalla Banca d’Italia, l’aumento dei prezzi nel 2022 per il quinto più povero della popolazione, tenuto conto del diverso paniere di consumo, è stato pari al 17.9%. Per questa fascia di persone l’inflazione è maggiore di oltre il 70% rispetto all’aumento dei prezzi che ha riguardato il quinto più ricco della popolazione. Tale misura è inoltre coerente con quanto già presente nei principali paesi europei.
Il lavoro povero è un’“emergenza sociale”: i lavoratori poveri erano circa 3 milioni prima della pandemia e oggi sono oltre 3,5 milioni. Facciamo che la politica non sia un problema e approviamo insieme la legge sul salario minimo.